da "Il Tempo", 27 gennaio 2014
Oggi
ricorre la Giornata della Memoria, con la quale anche la Repubblica
italiana vuole rendere un doveroso ricordo alla Shoah, quella «tempesta
devastante» provocata dal regime nazista che colpì il popolo ebraico
prima e durante la seconda guerra mondiale. Queste mie parole vogliono
far presente ai lettori de Il Tempo che anche per le associazioni degli
esuli giuliano-dalmati presenti nella Capitale e nel resto d’Italia oggi
è un giorno di grave lutto. Perché molti ebrei - in pochi lo sanno -
furono infoibati. Dopo la prima guerra mondiale a Spalato, a Trieste e a
Fiume gli ebrei erano di casa e fino al giorno dell’emanazione delle
leggi razziali nessuno mai si era posto veramente il problema di una
incombente questione ebraica. Nel 1939 Lionello Lenaz, medico fiumano e
legionario con D’Annunzio, rifiutò decisamente di tenere una conferenza
sulla razza ebraica richiestagli dall’Istituto di cultura fascista di
Fiume. Nella stessa città il circolo dei combattenti fu intitolato nel
1924 a Bruno Mondolfo, ebreo fiumano ucciso nel giugno del 1921 durante
una manifestazione antigovernativa contro la cessione del porto Baross.
Il letterato ebreo goriziano Enrico Rocca fu tra i fondatori del Fascio
di Roma. E l’elenco potrebbe continuare a lungo. Nel 1939 a Fiume e
provincia vivevano poco meno di 2.000 appartenenti alla religione
ebraica e per loro, dopo le prime persecuzioni subite dal regime
fascista, le cose si complicarono drammaticamente dopo l’armistizio e
l’instaurazione da parte tedesca della zona militare di operazioni del
Litorale Adriatico (Adriatisches Kustenland). L’arrivo dei nazisti mise
temporaneamente fine agli infoibamenti , ma dall'altro canto diede
inizio a una feroce persecuzione contro gli ebrei di Trieste, Fiume e
Abbazia. A nulla valsero le azioni di alcuni italiani, come il questore
di Fiume Giovanni Palatucci.
A Fiume i tedeschi diedero fuoco
al bell'edificio della Sinagoga e iniziarono la deportazione sistematica
di circa un migliaio di ebrei. Lo stesso Palatucci morì a Dachau. A
Trieste operò per lungo tempo anche il famigerato campo di internamento
di San Sabba, ideato dal nazista sloveno Odilo Globocnik, che diventò
centro di eliminazione dei partigiani sloveni, croati e italiani e luogo
di smistamento degli ebrei versi i lager tedeschi, diventati nel
frattempo veri e propri campi di sterminio. Noi giuliano-dalmati
conosciamo bene questa tragica storia, alla quale molte ricerche sono
state dedicate anche dalla Società di Studi Fiumani. Tale istituzione,
sorta nel 1960 a Roma, oggi presieduta da Amleto Ballarini, vide tra i
suoi soci fondatori molti ebrei fiumani, che dopo aver subito le
persecuzioni da parte italiana e tedesca vennero allontanati anche dal
regime comunista jugoslavo. Ebbene, per conservare la memoria della
città perduta, esuli fiumani italiani assieme agli esuli fiumani ebrei
si unirono in un progetto di conservazione della memoria che si
concretizzò proprio nella costituzione dell'Archivio-Museo di Fiume, che
oggi ha sede nel Quartiere Giuliano Dalmata di Roma (zona
EUR-Laurentina). Ricordo tra i primi il senatore a vita Leo Valiani
(nome originario Leo Weiczen), che fu per molti anni presidente onorario
della Società di studi fiumani. Da questi brevi cenni si può
comprendere una realtà molto ricca e complessa che lega il mondo ebraico
alle terre fiumane, triestine e dalmate, insomma a quelle terre che
furono poi sottoposte a un'altra barbarie dopo la sconfitta tedesca,
quella riconducibile all'azione di repressione genocida messa in atto
dai partigiani comunisti di Tito contro gli italiani. Insieme alle
migliaia di italiani infoibati possiamo annoverare anche molti ebrei. A
Fiume scomparve l'intera famiglia Wilhelm; fece analoga fine
l’antifascista ebreo fiumano Angelo Adam insieme a tutta la famiglia e
così si potrebbe continuare per molto citando casi analoghi avvenuti a
Spalato, a Zara, a Gorizia o a Trieste. Ricordo che la Società di Studi
Fiumani ha pubblicato in questi anni diversi studi sulle comunità
ebraiche di Fiume e Abbazia e che il comitato provinciale
dell'Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia di Roma ha
promosso in più occasioni gemellaggi con la Comunità ebraica di Roma.
Infine, tengo anche a sottolineare che durante le ultime edizioni del
Viaggio nella civiltà istriana e dalmata, organizzate per oltre 200
studenti dal Comune di Roma abbiamo sempre voluto con noi le due sorelle
ebree fiumane Tatiana e Andra Bucci, testimoni della duplice
ingiustizia della deportazione e dell'esilio, alle quali dedico un
pensiero particolare in questa triste e mesta Giornata.
Marino Micich, direttore Archivio Museo storico di Fiume
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