Questa la lettera di Edgar Kupfer-Koberwitz, rinchiuso nel campo di concentramento di Dachau.
“Caro amico,
mi chiedi perché non mangio carne e ti domandi per
quale ragione mi comporto così. Forse pensi che ho fatto un voto o una
penitenza che mi priva di tutti i piaceri gloriosi del mangiar carne.
Pensi a bistecche gustose, pesci saporiti, prosciutti profumati, salse e
mille altre meraviglie che deliziano gli umani palati; certamente
ricordi la delicatezza del pollo arrostito.
Vedi, io rifiuto tutti
questi piaceri e tu pensi che solamente una penitenza, o un voto
solenne, o un grande sacrificio possa indurmi a negare questo modo di
godere la vita e che mi costringa ad una rinuncia.
Sei sorpreso, chiedi: – Ma perché e per quale motivo?
Te lo chiedi con intensa curiosità e pensi di poter indovinare la risposta.
Ma se io ora cerco di spiegarti la vera ragione in una frase
concisa, tu rimarrai nuovamente sorpreso vedendo quanto sei lontano dal
vero motivo.
Ascolta: io rifiuto di mangiare animali perché non posso nutrirmi con la sofferenza e con la morte di altre creature.
Rifiuto di farlo perché ho sofferto tanto dolorosamente che le sofferenze degli altri mi riportano alle mie stesse sofferenze.
So che cos'è la felicità e so che cos'è la persecuzione. Se nessuno mi
perseguita, perché dovrei perseguitare altri esseri o far si che
vengano perseguitati?
So che cos'è la libertà e so che cos'è la prigionia. So che
cos'è la protezione e che cos'è la sofferenza. So che cos'è il rispetto
e so che cos'è uccidere. Se nessuno mi fa del male, perché dovrei fare
del male ad altre creature o permettere che facciano loro del male?
Se nessuno vuole uccidermi, perché dovrei uccidere altre creature o
permettere che vengano ferite o uccise per il mio piacere o per
convenienza?
Non è naturale che io non infligga ad altre creature
ciò che io spero non venga inflitto a me? Non sarebbe estremamente
ingiusto fare questo per il motivo di un piacere fisico a spese della
sofferenza altrui e dell' altrui morte?
Queste creature sono più
piccole e più indifese di me, ma puoi tu immaginare un uomo ragionevole
con nobili sentimenti che volesse basare su questa sofferenza la
rivendicazione o il diritto di abusare del più debole e del più
piccolo? Non credi che sia proprio il dovere del più grande, del più
forte, del superiore di proteggere le creature più deboli invece di
perseguitarle e di ucciderle?
Noblesse oblige. Ed io voglio comportarmi nobilmente.
Ricordo
l'epoca orribile dell'inquisizione e mi dispiace dire che il tempo dei
tribunali per gli eretici non è passato, che giorno per giorno gli
uomini cucinano in acque bollenti altre creature che sono state date
impotenti nelle mani dei loro carnefici.
Sono inorridito dall'idea che uomini simili siano civili, non
rudi barbari, non dei primitivi. Ma nonostante tutto essi sono soltanto
primitivamente civilizzati, primitivamente adagiati nel loro ambiente
culturale.
Sproloquiando, sorridendo, proponendo grandi idee e
facendo bei discorsi, l'europeo medio commette ogni sorta di crudeltà e
non perché sia costretto, ma perché vuole fare ciò. Non perché manchi
della facoltà di riflettere e di rendersi conto delle orribili cose che
sta facendo. Oh no! Soltanto non vuole vedere i fatti, altrimenti ne
sarebbe infastidito e disturbato nei suoi piaceri.
So che la gente considera certi atti connessi al macellare come
inevitabili. Ma c'è realmente questa necessità? La tesi può essere
contestata. Forse esiste un genere di necessità per le persone che non
hanno sviluppato ancora una piena e conscia personalità. Io non faccio
loro delle prediche, scrivo a te questa lettera, ad un individuo
responsabile che controlla razionalmente i suoi impulsi, che si sente
conscio – internamente ed esteriormente – dei suoi atti, che sa che la
nostra Corte Suprema è nella nostra coscienza e che non vi è ricorso in
appello.
E' necessario che un uomo responsabile sia indotto a macellare?
In caso affermativo, ogni individuo dovrebbe avere il coraggio di farlo
con le sue stesse mani. È un genere miserabile di codardia quello di
pagare altra gente per fare questo lavoro macchiato di sangue dal quale
l'uomo normale si ritrae inorridito e sgomento. Questa gente é pagata
per questo lavoro e gli altri acquistano da loro le parti desiderate
dell'animale ucciso possibilmente preparato in modo da non ricordare
l'animale, il fatto che è stato ucciso.
Io penso che gli uomini saranno uccisi e torturati fino a quando
gli animali saranno uccisi e torturati e che fino allora ci saranno
guerre, poiché l'addestramento e il perfezionamento dell'uccidere deve
essere fatto moralmente e tecnicamente su esseri piccoli. Penso che ci
saranno prigioni finché gli animali saranno tenuti in gabbia. Poiché
per tenere in gabbia i prigionieri bisogna addestrarsi e perfezionarsi
moralmente e tecnicamente su piccoli esseri.
Non vedo alcuna ragione di sentirci oltraggiati per i grandi e per i piccoli atti di violenza e crudeltà commessi dagli altri.
Ma penso che sia arrivato il momento di sentirci oltraggiati dai grandi
e piccoli atti di violenza e crudeltà che noi stessi commettiamo. Ed
essendo molto più facile vincere le piccole battaglie, penso che
dovremmo cercare di spezzare prima i nostri legami con le piccole
violenze e crudeltà per superarle una volta per sempre.
Poi verrà il giorno che sarà facile per noi combattere anche le crudeltà più grandi.
Ma noi tutti siamo addormentati in abitudini e attitudini
ereditate, che ci aiutano ad ingoiare le nostre crudeltà senza sentirne
l'amaro. Non ho alcuna intenzione di accusare persone o situazioni. Ma
penso che sia mio dovere stimolare la mia coscienza nelle piccole
cose, migliorare me stesso ed essere meno egoista, per essere poi in
grado di agire in coerenza nei problemi più importanti.
Il punto è questo: io voglio vivere in un mondo migliore dove una più alta legge conceda più felicità a tutti".
Edgar Kupfer-Koberwitz
(fonte: http://laverabestia.org/read_post.php?id=936)
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