Non c’erano dubbi: sotto l’immagine di un uomo-robot dedito a far
andare dritti i conti pubblici, e reintrodurre l’onestà e a salvare la povera
Italia si nascondeva un cripto-dittatore tecnocratico.

L’impunità con la quale vengono fatte queste affermazioni è veramente
preoccupante. Che tutte le anime belle dei diritti democratici,
dell’antifascismo militante e della resistenza partigiana a oltranza non
insorgano contro un presidente del Consiglio che vuole garanzie che il popolo
“non decida”, dopo una guerra civile per ottenere questo diritto, è una
vergogna ulteriore e disgustosa. Se qualcuno vorrà impedire alla gente di
esercitare il proprio diritto al voto, e quindi di votare contro le manovre
salva-banche e salva-poteri forti, fatte sulla pelle dei più poveri, ci sarà
davvero da imbracciare le armi. Perché è proprio questo il punto: queste
manovre non servono a “salvare” l’Italia. L’Italia, quella fatta di lavoro
reale, di operai, imprenditori, artigiani, pensionati, studenti e famiglie, non
corre rischi concreti oltre quelli che provengono dal suo stesso governo.
L’attuale mancanza di liquidità mette soltanto a rischio i grandi investitori,
gli speculatori, coloro che giocano con lo spread e con i titoli di Stato senza
curarsi del fatto che quei titoli finanziano l’economia di uno Stato fatto di
sessanta milioni di anime, di persone vere, di bocche da sfamare.
La crisi del debito è una banalissima crisi di liquidità, che si
risolverebbe molto facilmente stampando la moneta necessaria a far sì che i
cittadini ricomincino a scambiarsi beni e servizi. Perché la vera ricchezza sono i beni e i servizi, non la moneta che è e deve
essere soltanto un mezzo. La carestia è una tragedia, non la mancanza di
moneta. Quando i granai sono pieni la ricchezza c’è, e la moneta deve servire
soltanto a scambiarsela.
Ma chi specula sulla moneta, chi presta il denaro a interesse, chi
addirittura lo stampa e lo introduce a interesse nel sistema, sono loro che
vedono a rischio i propri investimenti, e sono soltanto loro che impongono
misure inaccettabili per garantire che tutti noi versiamo i nostri soldi per
pagare un interesse su un debito contratto con i privati, perché fornissero la
moneta con cui scambiare beni e servizi.
È questo lo scandalo. Non siamo poveri, siamo soltanto indebitati fino
al collo con grandi poteri privati a
cui qualcuno ha permesso di esercitare un diritto che dovrebbe essere dello
Stato stesso.
Chiedetevi una cosa semplice: se lo Stato è sovrano perché deve
chiedere i soldi? Può stamparli e introdurli sul mercato senza fare debito! Ma non lo fa, li chiede in prestito a interesse alla Banca Centrale, che è un organismo privato di proprietà delle banche commerciali! Questo
significa che lo Stato rinuncia a un suo diritto (la sovranità monetaria) che
decide arbitrariamente di affidare a un privato, al quale chiede che stampi
soldi e glieli presti: così facendo potrà pagare il debito contratto per farsi
stampare soldi in passato, e nel frattempo si indebiterà ulteriormente. Un
circolo vizioso senza fine: non vi illudete, non c’è modo di uscirne.
Nel tentativo di ridurre il debito noi ci stiamo indebitando ancora, e
ancora. Monti con le sue misure sta soltanto garantendo che si paghino i debiti
a questi privati, con le misure che tutti conosciamo: IMU, riduzione delle
pensioni, licenziamenti, dramma degli esodati… tutto per ripagare chi esercita
in monopolio un diritto di tutti noi. E come non bastasse adesso vuole anche toglierci il diritto di votare
chi riteniamo più adatto a governare!
Ha paura che chi verrà dopo di lui avrà il coraggio di adottare
l’unica soluzione possibile allo strangolamento senza fine: rigettare il
debito. L’ha fatto l’Argentina rifiutando di pagare gli ingiusti interessi che
la soffocavano, e oggi la sua economia cresce a un ritmo vertiginoso.
E come si fa? È semplice, ce lo ha ben spiegato il Marchese del
Grillo: “Voi sapé la procedura? Io i sordi nun li caccio e tu nun li becchi”.
Sono usurai senza scrupoli: ci stanno sfilando i soldi dalle tasche
letteralmente per arricchirsi. Mandiamoli a casa. Anzi mandiamoli in
galera.
Nessun commento:
Posta un commento